La via maestra della Costituzione per un salario giusto e dignitoso.

Il salario minimo legale ormai sembra essere diventato uno degli elementi di unità delle opposizioni sul quale arrivano proposte di mobilitazione unitaria, anche se continua ad essere annunciato come la soluzione di tutti i mali si corre il rischio che polarizzando la discussione e semplificando la modalità di intervento si finisca nel peggiorare le cose.

Le principali cause del problema dei salari bassi nel nostro paese vanno ricercate principalmente nel dumping contrattuale proliferato soprattutto negli ultimi anni e mancanza di norme vincolanti sull’applicazione dei CCNL per i datori di lavoro. Inoltre, nuove modalità di lavoro si trovano in un limbo legislativo in cui le vecchie norme del Codice civile pensate per lavoro subordinato e autonomo ormai fanno fatica ad inglobare. Per sopperire a queste mancanze la magistratura su input di numerose vertenze ha elaborato già delle sentenze interessanti.
Non vanno dimenticati gli utilizzi distorti di stage, tirocini, partite Iva, cooperative ecc. ed altre forme di lavoro etero-organizzate che insieme ad alcuni interventi del legislatore hanno contribuito a peggiorare il problema dei salari e condizioni lavorative.
Anche se escluso dalla proposta di legge n. 1275 sul salario minimo legale, merita visibilità il lavoro domestico e di cura anziani non autosufficienti, settore invisibile sottopagato anche in nero i cui costi ricadono interamente sulle famiglie in molti casi già in difficoltà.

La situazione come accennato è molto complessa ed in continua evoluzione, la proposta sul salario minimo legale è stata annunciata anche come sostegno alla contrattazione collettiva con un cifra di circa 9 euro lordi, lasciando in disparte slogan e semplificazioni la soluzione a mio parere è molto più complessa da come viene presentata.

Entrando nel merito sulla proposta di salario minimo legale “9 euro” si interviene sul lavoro contrattualizzato mentre il resto sopra menzionato continua a restare nel cosiddetto limbo legislativo senza soluzione. 
Concentrando l’attenzione sui lavori “standard contrattualizzati” quasi tutti i contratti collettivi sono sopra la cifra ipotizzata, restano al di sotto alcuni contratti collettivi e contratti firmati da associazioni non rappresentative (contratti pirata) stimati circa 15-20% dell’intera platea di lavoratori contrattualizzati. Esistono datori di lavoro che non applicano contratti collettivi nazionali ma solo contratti aziendali o individuali.
Considerando la platea interessata dall’intervento bisogna considerare gli effetti che l’introduzione di un salario minimo legale di questo tipo con effetto generale può avere sulla contrattazione collettiva nel nostro paese in cui i minimi contrattuali sono demandati alla contrattazione dalla Costituzione.
I datori di lavoro che non applicano contratti nazionali possono continuare ad attestarsi al di sotto degli standard retributivi e di tutela dei CCNL evitando anche contenziosi che attualmente in numerose sentenze della Cassazione riconoscono l’applicazione dei minimi e tutele dei CCNL, le maggiori associazioni datoriali e organizzazioni sindacali dovranno tenere in considerazione questo con una possibile contrattazione al ribasso per rendere più attrattivi i CCNL ed evitare l’uscita di aziende importanti dalle associazioni datoriali. In pratica quello che succede oggi per dumping contrattuale un domani potrebbe succedere per attestarsi su cifre più basse.
Il problema della rappresentanza sindacale e associazioni datoriali non verrebbe risolto dal salario minimo legale con evidenti effetti sulla contrattazione, di conseguenza non può esserci estensione erga omnes delle tutele dei CCNL. La seconda parte dell’art. 39 della Costituzione verrebbe bypassato con un intervento ambiguo ed in dubbio contrasto con i valori della Costituzione che demanda alla contrattazione le materie previste dalla proposta di legge, per ultimo uno dei tanti interventi demolitori della contrattazione collettiva e con essa tutele e retribuzioni resterebbe in vigore nel nostro ordinamento; l’art.8 del DL n.138/2011 (Monti-Fornero) con estensione ambiti di intervento nel 2014 (Renzi-Poletti) la cd contrattazione di prossimità con possibilità di derogare disposizioni di legge.


Soluzioni diverse al salario minimo legale sono possibili e a dirla tutta sono già previste nella nostra Costituzione come accennato solo che da circa 70 anni si è preferito non intervenire.
Come già fatto nel pubblico impiego si può intervenire anche nel lavoro privato con una legge sulla rappresentanza con riconoscimento del sindacato, nel pubblico impiego è ARAN, nel privato visto che c’è ancora molta diffidenza per questo passaggio una soluzione potrebbe essere un soggetto pubblico terzo anche all’interno del CNEL che partecipa e firma i CCNL rendendoli vincolanti con estensione generale, di conseguenza anche la contrattazione di secondo livello può avere maggiore estensione dove rappresentanza ponderata tra deleghe sindacali e votazioni RSU prestabilite con termini certi possono contribuire anche ad aumentare la produttività in maniera sana e senza ribassi su retribuzioni e sicurezza sul lavoro.
Per ultimo dovranno essere ripensate modalità e meccanismi di rinnovi contrattuali, vacanze contrattuali, adeguamenti all’inflazione, in tutto questo il ruolo delle istituzioni pubbliche, la politica in generale non può essere assente e nemmeno sentirsi assolta con un intervento sommario di salario minimo legale come soluzione a tutti i mali.
 

Lascia un commento