8 marzo

L’8 marzo non è un giorno di festa ma un giorno di lotta.
Da una prospettiva di genere, l’anno appena trascorso è stato una parentesi tra da due grida: il grido di speranza “donna, vita, libertà”, con cui si è concluso il 2022 e che accompagna la rivolta civile e politica delle donne iraniane; poi il grido di dolore di Elena, sorella di Giulia Cecchettin, contro i “figli sani del patriarcato e della cultura dello stupro”, che ha portato mezzo milione di persone a manifestare a Roma e tante altre migliaia in diverse piazze italiane.

Ormai è chiaro come l’ emancipazione economica delle donne sia fondamentale nel contrasto alla violenza strutturale di genere; così come è chiaro che la lotta per la libertà sostanziale delle donne, passando inevitabilmente dalla dignità e qualità del lavoro e del salario, sia una lotta che riguarda tutti e che può cambiare il mondo.

Tra queste due grida però, il 2023 è stato una parentesi di occasioni sprecate.

Nonostante il prezzo della pandemia si sia riversato particolarmente sulle donne su cui ancora oggi grava maggiormente il carico di cura, non c’è stata sufficiente volontà politica di dare al PNRR anche una prospettiva di genere.

Sarebbe stato necessario, perché il PNRR concentrando gli investimenti in settori come l’efficientamento energetico o le professioni digitali in cui le donne sono meno occupate, rischiava addirittura di inasprire il gender gap.
E così è stato.

D’ ora in avanti deve esserci più attenzione nelle politiche, negli investimenti.

A livello amministrativo servono più servizi per l’ infanzia, politiche di conciliazione famiglia-lavoro, campagne di sensibilizzazione sin dalle scuole, percorsi di educazione finanziaria, scuole di alfabetizzazione per mamme straniere.

Una maggiore sensibilità verso questi temi è già realtà in diversi amministrazioni comunali in cui è presente il Partito Democratico, come ad esempio Mantova, Suzzara, Porto Mantovano, San Giorgio, Marmirolo, Gonzaga, Ostiglia e tanti altri; attraverso il loro voto, a Giugno i cittadini potranno portare una maggiore attenzione verso le politiche per la parità di genere, anche all’ interno degli altri comuni, sostenendo le liste in cui il Partito Democratico è presente.

La strada è ancora in salita.
Mentre in Francia pochi giorni fa il diritto all’ aborto è entrato in costituzione, in Italia sono depositate in parlamento proposte di legge che hanno l’ obbiettivo di limitarne il ricorso.
Negli ospedali della provincia di Mantova c’è una percentuale alta di medici obiettori di coscienza, che rendono difficile per una donna ottenere una interruzione volontaria di gravidanza.

Quanto ai pregiudizi e agli stereotipi di genere, anche la politica potrebbe dare il buon esempio: oggi a Mantova il rapporto tra sindaci uomini e sindache donne è di 1 a 7, a riprova che esistono ambienti, come la politica, ancora molto “maschili”

La riconferma di Elisabetta Galeotti e l’ elezione di Elena Betteghella a Marmirolo, Viola Messori a Pegognaga e Mariaelena Gabrielli ad Ostiglia, per via della loro esperienza e delle loro competenze, sarebbero una splendida notizia per Mantova e si inserirebbero in un quadro in cui la rappresentanza femminile nelle istituzioni è ancora fortemente compromessa. Altre candidature femminili dovrebbero aggiungersi nei prossimi giorni.

Oggi dunque è un giorno di lotta, che deve proseguire tutto l’anno, affinché non sia anche il 2024 solo una parentesi di poco conto, all’ interno di una storia di ingiustizie e diseguaglianze, ma sia invece il capitolo di una trama che guardi al futuro.

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